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12.09.2022
De Tora PITTO-SCULTORE 1990/2004
Caro De Tora,
conoscevo bene i tuoi lavori - così calibrati, esatti, rigorosamente costruiti - che si apparentavano in parte alle prime realizzazioni "geometrizzanti" del MAC napoletano. Ma non conoscevo ancora il tuo nuovo lavoro dove da un lato, il rigorismo non viene mai meno; ma dall'altro, il colore si intensifica per l'uso di strutture metalliche, di acciaio, di legno, che, in certo senso, conferiscono all'opera quella assolutezza formale che la rende quasi "architettonica" e, a mio avviso, aprono la strada alla possibilità d'una più mutevole e meno rigida concezione dell'elemento spaziale; come, in parte mi era parso d'intravedere già a partire da alcune delle tue "carte" - a base di tempera, acquarello e polvere d'oro- dell '84 così raffinatamente pittoriche. Ma c'è soprattutto un aspetto nuovo che vorrei segnalare e che forse tu stesso non apprezzi sino in fondo: la presenza di una inedita "apertura" verso l'indeterminatezza e l'asimmetria, che si rivela, ad esempio, nella "croce strabica".
Ebbene, questo lavoro - pur altrettanto limpido e calibrato delle altre tue recenti creazioni - mi sembra dimostrare una volontà di sottrarti alla inflessibile costrizione della "simmetria" (quella che William Blake definiva la "fearful symmetry": spaventosa simmetria) e del rigorismo geometrico, per affrontare pur nella fedeltà dell'impostazione astratta e non figurativa - una via più pronta ad adeguarsi all'epoca - così drammatica e poco "equilibrata" - in cui viviamo.
Per l'ottavo album, che desideriamo inserire sul sito ufficiale del Maestro Gianni De Tora nella sezione "Risorse", come un libro sfogliabile e che analizza il De Tora sculto-pittore o per meglio dire pitto-scultore, abbiamo scelto le parole di un grande critico e storico dell'arte quale il compianto Gillo Dorfles che in questa lettera inviata al Maestro - in occasione della personale alla Galleria di Milano la Avida Dollars nel 1999 - così definiva gli ultimi lavori presentati in quella occasione e che ci onorò anche della sua presenza al vernissage della mostra.
Dorfles infatti parla di rigorismo ma anche di una apertura alla indeterminatezza ed alla asimmetria sempre e comunque su un apparato di rigorismo geometrico; i suoi lavori, soprattutto degli ultimi anni di vita, sono stati all'insegna della ricerca di nuove possibilità di rappresentazione ma unite alla volontà sempre viva di sperimentazione visiva attraverso nuovi materiali ( ferro, acciaio, legno, specchio....) e attraverso nuove forme espressive di spazialità e tridimensionalità.
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